Abbiamo la libertà e la responsabilità di scegliere come vivere, pensare e agire, ma cosa accade quando ci troviamo di fronte ad una sfida che non avremmo mai scelto volontariamente?
N.B. Non abbiamo la collana GiraTempo di Hermione quindi non possiamo tornare indietro, né possiamo modificare il presente utilizzando una formula magica del suo amico Harry Potter… ma anche lì, nel limbo di un evento imprevedibile, possiamo fare una scelta.
Quando non è possibile cambiare le cose, possiamo armarci di coraggio e accettarle per quello che sono, osservarle in silenzio, senza giudicarle, senza patteggiare, senza rinnegarle. Qualcuno una volta ha detto che l’accettazione rappresenta il prerequisito per il cambiamento, per raggiungere quella lucidità libera dall’esigenza di aggiustare situazioni non modificabili. Conserva in sé una luce, un motore, che rappresenta l’inverso del buio e statico processo di rassegnazione.
Nel XX secolo il teologo protestante Reinhold Niebuhr scrisse la Preghiera della Serenità, comunemente nota nella forma breve: “Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso e la saggezza per conoscerne la differenza”. Ci vuole coraggio per cambiare le cose, ma ce ne vuole ancora di più per accettarle quando non possono essere cambiate.
Molti studi scientifici hanno evidenziato il ruolo dell’accettazione nell’implementare i livelli di resilienza e benessere psicologico dell’individuo.¹-² Un articolo redatto dai ricercatori americani delle università del Texas e South Carolina ha analizzato quattro aspetti dell’accettazione comunemente presenti in letteratura: riconoscere, consentire, non giudicare e nessun attaccamento.² I ricercatori hanno sottolineato che il primo passo per accettare qualcosa è riconoscerne l’esistenza. In molte situazioni difficili il riconoscimento è offuscato dall’umana esigenza di negare o reprimere l’esistenza di cose che non si riescono ad accettare, per questo il riconoscimento rappresenta il punto di partenza. Il secondo passo si materializza quando consentiamo alle esperienze di esistere senza tentare di sopprimerle o di evitarle, quando ne diventiamo quindi consapevoli.
Il “non giudizio” riguarda il modo in cui interpretiamo l’esperienza, il modo in cui viviamo i commenti generati dalla nostra mente. Non possiamo fermare i giudizi che compaiono in presa diretta, ma possiamo riconoscere che non tutti sono necessari, possiamo provare ad osservare l’esperienza senza assumere una posizione giudicante nei confronti di pensieri ed emozioni. I ricercatori evidenziano anche la necessità di distinguere la rinuncia a giudizi controproducenti dall’utilizzo di commenti che possano invece facilitare una migliore “lettura” dell’evento e quindi una maggiore accettazione. Sono ancora in corso le indagini che riguardano i vantaggi dell’abbandono di tutti i giudizi rispetto ai soli giudizi controproducenti.
Per “non attaccamento” i ricercatori intendono la necessità di trovare la giusta distribuzione di misura ed energia tra preferenze personali, vissuto emozionale ed esperienziale.
In molti degli articoli che analizzano il ruolo dell’accettazione nella vita delle persone, viene introdotto il tema della Terapia di accettazione e impegno (ACT), una forma di psicoterapia cognitivo comportamentale sviluppata nel 1982 da Steven C. Hayes. “L’ACT si basa sulla premessa che il dolore, l’afflizione, la delusione, la malattia e l’ansia sono caratteristiche inevitabili della vita umana, ed ha l’obiettivo terapeutico di aiutare gli individui ad adattarsi in modo produttivo a questo tipo di sfide sviluppando una maggiore flessibilità psicologica piuttosto che impegnarsi in tentativi controproducenti di eliminazione o soppressione delle esperienze indesiderate”.³
A tal proposito, inseriamo in bibliografia ricerche e libri utili per approfondire l’argomento.
Bibliografia:
- M.D. Mrazek, B.R. Dow et al. “Aspects of acceptance: building a shared conceptual understanding” Front Psychol. 2024 Jun 21;15:1423976. doi: 10.3389/fpsyg.2024.1423976
- A.Kohl, W. Rief, J.A. Glombiewski. “How effective are acceptance strategies? A meta-analytic review of experimental results”, J Behav Ther Exp Psychiatry, 2012 Dec;43(4):988-1001. doi: 10.1016/j.jbtep.2012.03.004.
- L. Dindo, J.R. Van Liew, J.J. Arch.“Acceptance and Commitment Therapy: A Transdiagnostic Behavioral Intervention for Mental Health and Medical Conditions”, Neurotherapeutics, 2017 Jul;14(3):546-553. doi: 10.1007/s13311-017-0521-3.
- R. Harris. “La trappola della felicità”, Erickson, 2010.
Silvia Iovine
Giornalista – Responsabile Ufficio Stampa D.O.S.E.®
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